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Core Web Vitals: guida completa all’ottimizzazione nel 2025 

Core Web Vitals e Google

Introduzione: cosa sono i Core Web Vitals e perché contano

Quando navighiamo un sito web, i primi secondi sono cruciali: se una pagina appare lenta, poco reattiva o con contenuti che “saltano” durante il caricamento, l’esperienza diventa frustrante. Google ha deciso di misurare e premiare – o penalizzare – queste esperienze attraverso i Core Web Vitals (CWV), tre parametri fondamentali che descrivono la qualità della navigazione.

Introdotti ufficialmente nel 2021 con l’aggiornamento Google Page Experience, i Core Web Vitals rappresentano oggi una delle basi per valutare la user experience (UX). Non sono semplici dettagli tecnici: hanno un impatto diretto sul ranking SEO e soprattutto sulla percezione del brand.

In altre parole, un sito con CWV ottimizzati:

  • appare più affidabile agli occhi di Google, che lo favorisce nei risultati di ricerca;
  • riduce la frustrazione degli utenti, favorendo sessioni più lunghe, minore bounce rate e maggiori conversioni;
  • costruisce fiducia e aumenta la probabilità che un visitatore torni o completi un acquisto.

Dal 2024 un cambiamento importante ha reso ancora più precisa la misurazione: la metrica FID (First Input Delay) è stata sostituita da INP (Interaction to Next Paint), che valuta meglio la reattività globale di un sito.

 

I tre Core Web Vitals nel dettaglio

1.Largest Contentful Paint (LCP)

Il Largest Contentful Paint misura il tempo necessario affinché l’elemento più grande visibile nella finestra di navigazione venga caricato. Di solito si tratta di:

  • un’immagine di copertina o banner,
  • un blocco testuale principale,
  • un video.

Obiettivo da raggiungere: mantenere l’LCP sotto i 2,5 secondi.

Cosa influenza l’LCP:

  • tempi di risposta del server (TTFB),
  • immagini troppo pesanti o non ottimizzate,
  • uso eccessivo di script che bloccano il rendering,
  • caricamento tardivo di risorse critiche (CSS, font).

2.Cumulative Layout Shift (CLS)

Il Cumulative Layout Shift misura la stabilità visiva della pagina durante il caricamento. In pratica, indica se gli elementi si spostano mentre l’utente cerca di interagire.

Obiettivo da raggiungere: CLS inferiore a 0,1.

Cosa causa un CLS elevato:

  • immagini senza dimensioni definite,
  • annunci o pop-up caricati dinamicamente,
  • font che si caricano in ritardo provocando “salti” del testo,
  • contenuti inseriti con script senza spazio riservato.

Un CLS alto è uno dei difetti più percepiti dagli utenti: cliccare un pulsante che “scivola” altrove mentre la pagina si sposta è una delle esperienze più frustranti.

3. Interaction to Next Paint (INP)

Il Interaction to Next Paint è la metrica più recente, introdotta nel marzo 2024 al posto del FID. Mentre il FID misurava solo il ritardo della prima interazione, l’INP valuta il tempo di risposta complessivo alle interazioni di un utente (clic, tap, digitazioni) durante tutta la sessione.

Obiettivo da raggiungere: INP pari o inferiore a 200 ms.

Cosa incide sull’INP:

  • script JavaScript troppo pesanti,
  • task lunghi che bloccano il thread principale del browser,
  • animazioni non ottimizzate,
  • gestione inefficiente degli eventi (onclick, oninput).

Questa metrica è oggi una delle più difficili da ottimizzare perché coinvolge direttamente il codice JavaScript e la complessità delle interazioni in pagina.

Come ottimizzare i Core Web Vitals

Strumenti di analisi

Prima di agire, bisogna misurare. Gli strumenti principali per analizzare i CWV sono:

  • Google Search Console: dati reali raccolti dagli utenti tramite Chrome (CrUX).
  • PageSpeed Insights: analisi sia sul campo che in laboratorio.
  • Lighthouse: utile per diagnosi tecniche dettagliate.
  • Web Vitals Extension: plugin per Chrome che offre dati in tempo reale.

Ottimizzazione LCP

Tecniche di miglioramento:

  1. Ottimizzare le immagini: ridurre peso, usare formati moderni (WebP, AVIF), caricare in lazy solo le non critiche.
  2. Ridurre i tempi di risposta del server (TTFB): utilizzare server performanti, caching, CDN.
  3. Prioritizzare le risorse critiche: CSS e font dovrebbero caricarsi prima possibile.
  4. Ridurre JavaScript non necessario: minificazione, rimozione script inutilizzati.

Difficoltà comuni: siti con immagini di grandi dimensioni o con CMS non ottimizzati spesso richiedono interventi complessi lato infrastruttura.

Ottimizzazione CLS

Tecniche di miglioramento:

  1. Assegnare dimensioni fisse a immagini, video e iframe.
  2. Usare il preload dei font per evitare flash o rimpiazzi improvvisi.
  3. Riservare spazi statici per annunci e pop-up.
  4. Evitare l’inserimento dinamico di contenuti sopra la piega.

Difficoltà comuni: la pubblicità dinamica è una delle cause più difficili da gestire, soprattutto su siti editoriali che dipendono da network pubblicitari esterni.

Ottimizzazione INP

Tecniche di miglioramento:
  1. Minimizzare il JavaScript: rimuovere funzioni non critiche, caricare script in modo asincrono o con defer.
  2. Suddividere i task lunghi: spezzare esecuzioni pesanti in micro-task (requestIdleCallback).
  3. Gestire gli eventi in modo efficiente: ridurre listener ridondanti e ottimizzare l’uso delle librerie.
  4. Monitoraggio continuo con RUM (Real User Monitoring) per individuare le interazioni più lente.
Difficoltà comuni: l’ottimizzazione dell’INP è molto tecnica e spesso richiede la riscrittura di parti di codice o l’adozione di framework più leggeri.

Il lato meno noto dell’ottimizzazione CWV


Molti SEO e sviluppatori scoprono presto che, nonostante ore di lavoro su immagini, server e codice, i risultati sui CWV non sempre migliorano in modo apprezzabile. Ci sono diversi motivi:

  • i dati di campo (CrUX) riflettono l’esperienza reale di migliaia di utenti, quindi servono settimane per vedere variazioni;
  • le modifiche a volte migliorano una metrica peggiorandone un’altra (es. ottimizzare JavaScript per l’INP ma rallentare il caricamento del LCP);
  • su siti complessi l’ottimizzazione continua diventa costosa, richiedendo risorse tecniche e monitoraggi frequenti.

Una soluzione alternativa: automazione con iSmartFrame

In questo scenario si inseriscono soluzioni tecnologiche che permettono di ottimizzare automaticamente i CWV senza lunghi interventi di analisi e sviluppo.

iSmartFrame, ad esempio, è una tecnologia che agisce in tempo reale sul rendering delle pagine, mantenendo ottimali LCP, CLS e INP indipendentemente dalle modifiche ai contenuti o alle librerie usate sul sito.

I vantaggi principali sono:

  • prestazioni stabili nel tempo senza interventi manuali continui;
  • riduzione dei costi di sviluppo e manutenzione;
  • risultati misurabili, con CWV che rientrano nei range verdi di Google.

In altre parole, se le ottimizzazioni tradizionali possono trasformarsi in un lavoro infinito e dall’esito incerto, soluzioni come iSmartFrame consentono di avere certezza dei risultati e concentrare gli sforzi su ciò che davvero conta: contenuti e strategie digitali.

Conclusione

I Core Web Vitals sono oggi un pilastro della SEO tecnica e della user experience. LCP, CLS e INP raccontano a Google – e agli utenti – se un sito è veloce, stabile e reattivo.

Ottimizzarli manualmente richiede:

  • competenze tecniche,
  • risorse continue,
  • pazienza, perché i risultati si misurano nel tempo.

Nonostante ciò, il miglioramento delle metriche non è sempre proporzionato agli sforzi investiti. È per questo che l’automazione tramite strumenti avanzati come iSmartFrame rappresenta una via efficace e sicura per garantire CWV sempre ottimali, senza dispersioni di tempo e budget.

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