John Smith
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Quando navighiamo un sito web, i primi secondi sono cruciali: se una pagina appare lenta, poco reattiva o con contenuti che “saltano” durante il caricamento, l’esperienza diventa frustrante. Google ha deciso di misurare e premiare – o penalizzare – queste esperienze attraverso i Core Web Vitals (CWV), tre parametri fondamentali che descrivono la qualità della navigazione.
Introdotti ufficialmente nel 2021 con l’aggiornamento Google Page Experience, i Core Web Vitals rappresentano oggi una delle basi per valutare la user experience (UX). Non sono semplici dettagli tecnici: hanno un impatto diretto sul ranking SEO e soprattutto sulla percezione del brand.
In altre parole, un sito con CWV ottimizzati:
Dal 2024 un cambiamento importante ha reso ancora più precisa la misurazione: la metrica FID (First Input Delay) è stata sostituita da INP (Interaction to Next Paint), che valuta meglio la reattività globale di un sito.
Il Largest Contentful Paint misura il tempo necessario affinché l’elemento più grande visibile nella finestra di navigazione venga caricato. Di solito si tratta di:
Obiettivo da raggiungere: mantenere l’LCP sotto i 2,5 secondi.
Cosa influenza l’LCP:
Il Cumulative Layout Shift misura la stabilità visiva della pagina durante il caricamento. In pratica, indica se gli elementi si spostano mentre l’utente cerca di interagire.
Obiettivo da raggiungere: CLS inferiore a 0,1.
Cosa causa un CLS elevato:
Un CLS alto è uno dei difetti più percepiti dagli utenti: cliccare un pulsante che “scivola” altrove mentre la pagina si sposta è una delle esperienze più frustranti.
Il Interaction to Next Paint è la metrica più recente, introdotta nel marzo 2024 al posto del FID. Mentre il FID misurava solo il ritardo della prima interazione, l’INP valuta il tempo di risposta complessivo alle interazioni di un utente (clic, tap, digitazioni) durante tutta la sessione.
Obiettivo da raggiungere: INP pari o inferiore a 200 ms.
Cosa incide sull’INP:
Questa metrica è oggi una delle più difficili da ottimizzare perché coinvolge direttamente il codice JavaScript e la complessità delle interazioni in pagina.
Prima di agire, bisogna misurare. Gli strumenti principali per analizzare i CWV sono:
Tecniche di miglioramento:
Difficoltà comuni: siti con immagini di grandi dimensioni o con CMS non ottimizzati spesso richiedono interventi complessi lato infrastruttura.
Tecniche di miglioramento:
Difficoltà comuni: la pubblicità dinamica è una delle cause più difficili da gestire, soprattutto su siti editoriali che dipendono da network pubblicitari esterni.
Molti SEO e sviluppatori scoprono presto che, nonostante ore di lavoro su immagini, server e codice, i risultati sui CWV non sempre migliorano in modo apprezzabile. Ci sono diversi motivi:
In questo scenario si inseriscono soluzioni tecnologiche che permettono di ottimizzare automaticamente i CWV senza lunghi interventi di analisi e sviluppo.
iSmartFrame, ad esempio, è una tecnologia che agisce in tempo reale sul rendering delle pagine, mantenendo ottimali LCP, CLS e INP indipendentemente dalle modifiche ai contenuti o alle librerie usate sul sito.
I vantaggi principali sono:
In altre parole, se le ottimizzazioni tradizionali possono trasformarsi in un lavoro infinito e dall’esito incerto, soluzioni come iSmartFrame consentono di avere certezza dei risultati e concentrare gli sforzi su ciò che davvero conta: contenuti e strategie digitali.
I Core Web Vitals sono oggi un pilastro della SEO tecnica e della user experience. LCP, CLS e INP raccontano a Google – e agli utenti – se un sito è veloce, stabile e reattivo.
Ottimizzarli manualmente richiede:
Nonostante ciò, il miglioramento delle metriche non è sempre proporzionato agli sforzi investiti. È per questo che l’automazione tramite strumenti avanzati come iSmartFrame rappresenta una via efficace e sicura per garantire CWV sempre ottimali, senza dispersioni di tempo e budget.