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Canonical tag: guida SEO al loro corretto utilizzo

Contenuti duplicati e motori di ricerca

Il compito principale dei motori di ricerca è quello di offrire contenuti di valore agli utenti. Il valore si può misurare sotto tanti aspetti ma quel che è certo è che per una buona user experience un utente quando effettua una ricerca in rete si aspetta di trovare risultati pertinenti alla sua ricerca e di qualità.

Per offrire un servizio sempre migliore negli anni i motori di ricerca si sono evoluti, elaborando algoritmi sempre più sofisticati per misurare da un lato la qualità intrinseca dei contenuti, dall’altro per correlare fra loro query di ricerca e contenuti per creare una pertinenza sempre maggiore fra search intent (l’intento di ricerca di un utente quando digita qualcosa sulla barra di ricerca) e risultati in SERP (la pagina dei risultati).

Per quanto Google e soci siano attrezzati per gestire miliardi di informazioni, costruendo immense server farm capaci di archiviare una mole impressionante di dati, anche per loro ci sono dei limiti. I motori di ricerca infatti non indicizzano tutte le pagine, ma solo poche di queste. Si stima che solo una minima parte delle pagine teoricamente disponibili sul web siano indicizzate dai motori di ricerca e quindi realmente disponibili:

It’s estimated that Google has only indexed .004% of all Internet pages. (seeker.com)

Il web è in effetti pieno di pagine inutili per gli utenti, e tra queste sicuramente ci sono i contenuti duplicati.  I duplicati non sono necessariamente pagine identiche fra loro a causa di un plagio: possono essere anche pagine di uno stesso sito create automaticamente dal CMS e che differiscono di poco fra loro.

[divilifeshortcode id=’9530′]

Che cos’è il canonical?

Succede così che i motori di ricerca siano stati programmati per selezionare solo le pagine uniche – non duplicate – e fra queste scegliere quella che ritengono la versione “canonica”, ossia la migliore. Le altre saranno escluse dall’indicizzazione o fortemente penalizzate nel posizionamento.

Chi si occupa di SEO sa quindi che dovrà fare molta attenzione a non creare contenuti duplicati nel proprio sito e a gestire la loro possibile esistenza – in alcuni casi inevitabile – attraverso la gestione dell’attributo canonical. Cos’è quindi il canonical? Proviamo a darne una definizione sintetica:

Il canonical è un attributo del tag HTML <link> che può essere applicato a una pagina per indicare qual è la sua versione di riferimento, quella canonica appunto, che i bot di Google e degli altri motori dovrebbero considerare per l’indicizzazione.

<link rel=”canonical” href=”PREFERRED URL” />

Il canonical può essere applicato ovviamente anche alla versione canonica stessa, così come a tutte le versioni duplicate che vi fanno riferimento, indirizzando il potenziale SEO a questa.

Ma a cosa serve e a chi serve realmente questo attributo?

A cosa serve il canonical?

L’attributo canonical serve a indicare al motore di ricerca la pagina canonica fra tante versioni simili o uguali, ma in pratica che effetti ha gestire la canonicalizzazione delle pagine? L’indicazione delle versioni canoniche e di conseguenza dei duplicati da ignorare, ha molti effetti positivi per la SEO:

  • Si scongiura la cannibalizzazione delle keyword, ossia che ci siano pagine simili che competono per le stesse keyword, e più ancora delle url, ossia che ci siano contenuti identici o quasi con url molto simili. Indicare la versione canonical ci permette di dire ai motori quale versione considerare.
  • I crawler dei motori di ricerca scansionano più frequentemente le canonical rispetto alle altre, e quindi aggiornano l’indice di conseguenza.
  • Nei risultati di ricerca viene mostrata la url della pagina canonica
  • Rende più efficiente il monitoraggio delle pagine su Analytics, escludendo le pagine inutili
  • Ottimizza il crawl budget: il budget di indicizzazione che i motori di ricerca assegnano a un sito viene consumato solo per le pagine uniche

A chi serve il canonical?

Come si è visto l’attributo canonical serve a indicare ai motori di ricerca qual è la versione da considerare per l’indicizzazione. Ma nella pratica a chi serve, quali sono i casi in cui è davvero utile?

La possibilità che un sito abbia contenuti duplicati sembrerà a molti un falso problema: in teoria basterebbe non crearne e avere una sola versione di ogni pagina. In realtà alcuni siti vanno incontro a questo problema inevitabilmente. Solitamente quelli con queste caratteristiche:

  • Grandi dimensioni in termini di numero di pagine
  • Costruiti con CMS che generano pagine dinamicamente (soprattutto ecommerce)
Fonte: semrush.com

E-commerce

I siti con un’importante storico alle spalle e quindi contenuti stratificati negli anni, incorrono naturalmente nel rischio di avere pagine duplicate, come ad esempio quelle create con la paginazione di un blog; ma il caso in cui i duplicati rappresentano un problema inevitabile per eccellenza è quello dell’e-commerce.

Gli ecommerce sono solitamente gestiti con CMS creati a questo scopo (Magento, Prestashop, ecc.) per poter gestire tutte le esigenze specifiche di un catalogo online. Fra queste c’è la possibilità di creare pagine dinamicamente baste su url parametriche: il classico esempio è la pagina che mostra una selezione di articoli filtrata in base ad un parametro, ad esempio la taglia di un vestito.

Ora che il problema assume contorni molto più concreti, come utilizzare quindi l’attributo canonical al meglio?

Come utilizzare correttamente i canonical?

Prima di tutto dobbiamo chiarire che questa, come gran parte delle tecniche SEO possono favorire l’indicizzazione e di conseguenza il ranking, ma nella pratica i motori di ricerca possono decidere di non tenerne conto.

Detto questo webmaster e SEO experts non possono lasciare al caso questo importante elemento dell’ottimizzazione. Ci sono vari modi per favorire il riconoscimento di una pagina come canonica:

  • Indicazione del dominio preferito in Search console: facile da applicare perché basta una sola implementazione e vale per tutto il sito. IL limite di questo metodo è che vale solo per siti in cui la versione con e senza www sono identici.
  • Applicazione dell’attributo canonical alle pagine: meno rapido del metodo precedente, l’attributo link rel=”canonical” permette un controllo pagina per pagina della canonicalizzazione
  • Indicazione della pagina nella sitemap: più che di un metodo alternativo si tratta di un metodo complementare, può essere infatti applicato anche mentre si usano gli attributi canonical per dare ai motori di ricerca una conferma in più. Metodo meno efficiente perché richiede una scansione completa del sito.
  • Redirect 301: quando siamo a conoscenza di versioni obsolete della pagina corrente, impostare un redirect 301 verso questa è il metodo più efficace e vantaggioso, anche perché consente di deviare il traffico ancor prima che le pagine obsolete vengano eliminate dagli indici da parte dei motori di ricerca
  • Noindex: altra soluzione, meno vantaggiosa della precedente, può essere quella di applicare l’attributo noindex alle versioni non canoniche, inibendone (almeno in teoria) l’indicizzazione

Ci sono diversi metodi per fare una buona canonicalizzazione delle pagine, il requisito fondamentale è conoscere queste tecniche ma prima ancora conoscere la logica con cui vengono create le pagine da parte del nostro CMS, anche e soprattutto quelle con url parametriche.

Esistono diversi tool software e plugin per gestire gli url canonici. Impostati i parametri questi vanno poi a inserire nell’head (l’intestazione della pagina dove sono contenuti i metadati) del codice HTML sorgente gli attributi necessari a canonicalizzare o reindirizzare le risorse.

Il primo step da fare, al di là del metodo e degli strumenti impiegati, è comunque individuare i contenuti simili, decidere la pagina principale o canonica per ogni contenuto al fine di scongiurare la duplicazione dei contenuti.

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