John Smith
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Nel mondo della SEO tecnica, pochi strumenti sono tanto potenti e delicati quanto i redirect. Un reindirizzamento è una direttiva che guida utenti e motori di ricerca da un URL a un altro, agendo come un “cambio di indirizzo” per le pagine web. Se gestiti correttamente, preservano il valore SEO della risorsa che viene rediretta e garantiscono una User Experience (UX) fluida; se usati in modo improprio, possono causare danni importanti alla visibilità e usabilità di un sito.
Questa guida esplora in modo approfondito cosa sono i redirect, le diverse tipologie e come utilizzarli strategicamente in scenari SEO complessi.
Sebbene esistano diversi codici di stato HTTP, due sono i protagonisti indiscussi nella gestione quotidiana di un sito web.
Redirect 301 (Spostato Permanentemente): questo è il reindirizzamento più comune e importante in ottica SEO. Comunica ai motori di ricerca che una o più pagine sono state spostate in modo definitivo a un nuovo indirizzo. Il suo scopo è trasferire quasi tutto il valore SEO (link equity) dall’URL originale a quello di destinazione e proiettare automaticamente l’utente dal vecchio al nuovo indirizzo della risorsa.
Redirect 302 (Trovato – Spostato Temporaneamente): indica uno spostamento provvisorio. Deve essere usato quando un URL deve reindirizzare a un’altra pagina solo per un periodo di tempo limitato (es. per una promozione a tempo, test A/B o manutenzione). Con un 302, si comunica a Google di non rimuovere il vecchio URL dall’indice, perché la modifica non è definitiva. Come vedremo, esiste anche un caso particolare in cui è opportuno utilizzare questo tipo di redirezione, sebbene non coinvolga alcuno spostamento di risorse, né temporaneo né permanente.
In linea generale, possiamo affermare che una redirezione permanente effettuata con status code 301 può produrre i seguenti effetti:
la risorsa che effettua la redirezione viene rapidamente eliminata dall’indice dei motori, mentre quella di destinazione viene analizzata e indicizzata. Nelle more dell’aggiornamento delle pagine dei risultati, l’utente viene comunque proiettato sull’URL di destinazione della redirezione, evitando spiacevoli interruzioni nella navigazione con pagine di errore 404;
le proprietà di indicizzazione della pagina rediretta vengono consolidate sulla risorsa di destinazione ogni volta in cui il suo contenuto sia identico o molto simile. Qualora si effettui redirezione su una pagina molto diversa o si redirigano in massa molte pagine verso un’unica destinazione (es: home page o pagina listing) è probabile che i motori di ricerca ravvisino un soft 404 ed evitino quindi il trasferimento di link equity delle pagine redirette all’URL di destinazione
Nel caso in cui, invece, si utilizzi una redirezione temporanea con status code 302, i risultati ottenuti sono un po’ diversi:
l’URL che effettua la redirezione continua ad essere indicizzato, almeno per un certo periodo, mentre quello di destinazione viene comunque indicizzato a sua volta;
le proprietà di indicizzazione dell’URL di partenza vengono comunque consolidate su quello di destinazione;
nel lungo periodo, redirezioni temporanee 302 possono finire per essere trattate da Google come 301 – sempre secondo le affermazioni di portavoce del motore – ma in base alla nostra esperienza è sempre decisamente sconsigliabile utilizzare un codice di stato 302 in presenza di redirezioni permanenti, soprattutto quando servono a gestire problemi di duplicazioni di contenuto integrali (es: versione http vs https, www vs non www, ecc.).
I redirect rappresentano la soluzione a numerose sfide tecniche. Vediamo i casi d’uso più importanti.
Questo è lo scenario più critico in cui i redirect giocano un ruolo da protagonisti.
Cambio di Dominio.
Durante la migrazione da vecchiosito.com a nuovosito.com è fondamentale impostare redirect 301 da ogni pagina del vecchio dominio alla sua esatta corrispondente sul nuovo. Questo assicura che il valore accumulato negli anni venga trasferito e che gli utenti che accedono ai vecchi link non atterrino su una pagina di errore.
Cosa accade se si omette la gestione puntuale delle redirezioni durante la migrazione? Nelle more dell’aggiornamento delle SERP tutti gli utenti che cliccano sui link puntati verso i vecchi URL finiranno in pagine di errore 404, così come quelli che arrivano da link presenti su altri siti. Il valore SEO di tutte le risorse che finiscono in 404 verrà vaporizzato, mentre i nuovi URL inizieranno ad essere individuati dai motori e cominceranno lentamente ad accumulare link equity grazie ai collegamenti interni del sito. Ciò si tradurrà in un calo più o meno intenso e prolungato della performance organica e in un conseguente “buco” di traffico.
È bene chiarire che se nel corso della migrazione si decide di eliminare un set di pagine e di redirigere in massa i relativi URL sulla home page o altra pagina interna del sito, si potranno preservare i click effettuati dagli utenti nelle more dell’aggiornamento dei link presentati nei risultati di ricerca, ma tutti i ranking ottenuti dai contenuti delle pagine eliminate spariranno rapidamente, e con essi ogni traffico collegato.
Gerarchia dei contenuti.
I collegamenti interni di un sito ne definiscono l’architettura informativa e quella che i motori chiamano “site hierarchy”, ossia la struttura “gerarchica” delle informazioni distribuite in pagine principali, sottosezioni ed eventuali ulteriori livelli di dettaglio.
Passaggio da HTTP a HTTPS.
La migrazione al protocollo sicuro è ormai uno standard. È obbligatorio impostare un redirect 301 da tutte le versioni HTTP degli URL a quelle HTTPS per evitare contenuti duplicati e consolidare il segnale di ranking sulla versione sicura.
Modifica dell’architettura del sito.
Quando si cambia la struttura degli URL (es. da sito.com/blog/articolo a sito.com/articoli/nome-articolo), i redirect 301 sono necessari per guidare utenti e crawler dalle vecchie alle nuove destinazioni, preservando i posizionamenti acquisiti.
Il ciclo di vita di prodotti e articoli richiede una gestione attenta per non disperdere traffico e valore.
Prodotto fuori catalogo (definitivo).
Se un prodotto non sarà mai più disponibile, la soluzione migliore è un redirect 301 verso l’alternativa più simile (es. il modello nuovo o un prodotto della stessa categoria). Questo recupera il traffico e trasferisce il valore SEO.
Prodotto temporaneamente esaurito.
Non si consiglia l’utilizzo di un redirect. La pagina deve rimanere attiva (codice 200 OK), informando chiaramente l’utente sulla temporanea indisponibilità e, se possibile, offrendo una funzione di avviso per quando il prodotto tornerà disponibile.
Articoli di magazine o blog obsoleti.
Similmente ai prodotti, se un articolo è datato ma l’argomento è ancora rilevante, è preferibile aggiornarlo. Se, invece, è completamente obsoleto e irrecuperabile, un redirect 301 verso un contenuto più recente e attinente può rappresentare una scelta valida. Qualora si decida di effettuare il merge di due contenuti per sostituirli con un articolo più completo e aggiornato, è possibile redirigere in modo permanente i vecchi URL su quello nuovo.
I contenuti duplicati si verificano quando lo stesso contenuto è accessibile da più URL, un problema che diluisce il ranking. Redirect e tag rel=”canonical” risolvono questo problema, ma in modi diversi.
Usa un Redirect301 quando vuoi forzare sia gli utenti che i motori di ricerca a visitare un unico URL “corretto”, eliminando di fatto le altre versioni.
Esempio: reindirizzare sito.com a www.sito.com.
Usa il tag rel=”canonical” quando hai bisogno che più versioni di una pagina rimangano accessibili agli utenti, ma vuoi indicare ai motori di ricerca quale versione considerare come originale ai fini dell’indicizzazione. È un suggerimento, non una direttiva forzata come il redirect.
Esempio: pagine di prodotto con parametri URL per filtri o ordinamenti (?colore=blu, ?prezzo=asc).
In sintesi: il redirect è un cambio di indirizzo fisico, il canonical è un’indicazione di preferenza.
Nei siti multilingua, i redirect sono cruciali per indirizzare gli utenti alla versione corretta del sito in base alla loro lingua o regione. In combinazione con gli attributi hreflang, si può usare un redirect 302 per reindirizzare temporaneamente gli utenti da una pagina generica (es. sito.com) a quella specifica per la loro lingua (es. sito.com/it/), migliorando l’esperienza utente senza intaccare l’indicizzazione della versione x-default (la pagina internazionale o di default).
I crawler dei motori di ricerca dedicano risorse limitate all’analisi di un determinato sito (crawl budget). Ogni passaggio non necessario consuma questo budget, che potrebbe essere usato per scansionare pagine importanti.
Catene di Redirect.
Evitare reindirizzamenti multipli (Pagina A > Pagina B > Pagina C). Ogni passaggio rallenta il caricamento per l’utente e disperde una piccola parte di link equity. L’ideale è puntare direttamente alla destinazione finale.
Redirect Loop.
Si verifica quando una pagina reindirizza a un’altra, che a sua volta reindirizza alla prima, creando un ciclo infinito che genera un errore.
Link interni a pagine reindirizzate.
Correggere sempre i link interni in modo che puntino direttamente all’URL di destinazione finale, senza passare attraverso un redirect.
Redirigere risorse non disponibili verso una pagina di errore: se una risorsa non è disponibile dovrebbe restituire un errore 404 (not found) o 410 (gone).
I redirect non sono un semplice dettaglio tecnico, ma un pilastro strategico della SEO.
Sono indispensabili per gestire le evoluzioni di un sito web, proteggendo il suo patrimonio di ranking e garantendo che gli utenti trovino sempre ciò che cercano. Una gestione consapevole, che distingua chiaramente tra spostamenti permanenti e temporanei e che consideri l’interazione con altri elementi SEO, è la chiave per trasformare un potenziale rischio in un’enorme opportunità di consolidamento e crescita.
Chiaramente, è necessario utilizzare questo strumento con attenzione, perché l’implementazione di un gran numero di redirezioni – soprattutto se con logiche non ottimali – può sviluppare un impatto negativo sulle performance del webserver.
Riservandoci di affrontare in modo approfondito il tema in un futuro articolo, per il momento possiamo solo ricordare che soluzioni come iSmartFrame consentono la gestione di un gran numero di redirect in modo pratico e senza alcun impatto sulle performance del sito.